mercoledì 29 aprile 2020

App Immuni, strategia, prevenzione e privacy

Questo testo vuole essere solo una condivisione di alcuni miei personali pensieri e ragionamenti sull'emergenza sanitaria che stiamo attualmente vivendo e l'app di cui tutti parlano da un po' di tempo.

L'emergenza sanitaria attuale, ci impone una quarantena come misura preventiva contro la diffusione incontrollata del contagio, in assenza di soluzioni efficaci che permettano di monitorare la situazione in modo capillare e soprattuto in tempo reale.

La soluzione standard adottata in questi casi, è quella del tracciamento dei contatti e spostamenti del paziente, che dovrebbe portare a comprendere dove il contagio eventualmente si è esteso e verso quali soggetti, cosa che fino ad ora è sempre stata effettuata manualmente dagli operatori sanitari.

Nell'ottica della ricerca di una soluzione che permetta di effettuare questi controlli in "tempo reale", è stata proposta, sulla base dell'esperienza di altri paesi, l'uso di una app per smartphone, la app "Immuni", su base volontaria.

Questa app, stando alle varie dichiarazioni fatte dalla stampa, sarà una app open source, che permetterà di avere uno storico degli spostamenti degli utenti sul territorio nazionale, ed anche uno storico dei contatti di prossimità, avuti con altri soggetti considerati "infetti", sia tramite GPS (geolocalizzazione via satellite) che Bluetooth, tramite protocollo Pepp-Pt, entrambi presentati come "opzionali" e/o intercambiabili.

Questi dati, sempre stando alle varie dichiarazioni, saranno salvati sia localmente sui dispositivi degli utenti e sia inviati/sincronizzati con un server remoto, probabilmente sempre su base di consenso volontario dell'utente.

Non è ben chiaro quale canale sarà il mezzo di diffusione della app installabile, se uno store ufficiale come Google Play o un sito istituzionale".gov", né di come e se i sorgenti a discapito della loro natura e licenza open source, saranno forniti al pubblico.

Più chiaro invece, perché ribadito da più parti e a più riprese da organi competenti, il concetto che l'app per essere efficace, deve essere accompagnata da eventuali test clinici (tamponi, sierologici, altro).
Questo vuol dire che prima si dovrà sapere lo stato di salute di un soggetto, poi l'app potrà renderlo "pubblico" in maniera "anonima" ai contatti di prossimità.

Il controllo di prossimità, dovrebbe funzionare come un allarme in tempo reale, avvertendo i presenti in un determinato posto, che tra loro vi è un possibile infetto, senza rivelarne però l'identità o posizione esatta per non lederne la privacy.

Cosa succeda dopo, non è ben chiaro ma possiamo dedurlo, tramite le registrazioni GPS già effettuate, si risale agli spostamenti di tutti gli individui coinvolti, ed eventualmente con il GPS ancora attivo sui dispositivi, si localizzi in tempo reale ogni individuo sul territorio.

Personalmente, dal punto vista pratico e di prevenzione, non mi è ben chiara l'utilità di questa app, che sembra essere un gatto che si morde la coda.

Dato che l'unico modo che ha un soggetto per sapere il proprio stato di salute, è quello di effettuare test clinici, l'uso della app, sarebbe da considerarsi incentivo per girare a piede libero in attesa di conferme dai test in laboratorio?

Se questo fosse il caso, allora la funzione di prevenzione della app sarebbe molto bassa, pressoché nulla, perché un soggetto ignaro di essere infetto, avrebbe tranquillamente modo di contagiarne altri durante i suoi spostamenti, dato che l'app non lo segnalerebbe come tale ai soggetti in sua prossimità.

Per tutti gli altri, l'unica sicurezza offerta, sarebbe quella di sapere di essere stati esposti al contagio, o magari essere stati già contagiati a loro volta, e per averne conferma ufficiale, dovranno essere sottoposti a test clinici ed attenderne l'esito.

La storia si ripeterebbe da capo e non si capisce perché un soggetto infetto, si possa trovare liberamente in giro.

Dal punto di vista tecnico, non è ben chiaro chi si prenderà l'onere di mantenimento e aggiornamento dell'app in futuro, chi gestirà e manterrà i server su cui i dati gestiti saranno ospitati.

Sulla carta si parla di dati anonimi, gestiti in modo automatico da applicativi informatici, senza alcun dettaglio tecnico al riguardo, presso server remoti, o "cloud" come oggi va di moda dire.

Strutture presumibilmente nuove, ed inutili, pensando al fatto che in Italia abbiamo già un'infrastruttura digitale atta a gestire le informazioni sanitarie dei cittadini, si chiama Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), uno strumento ben integrato con la Tessera Sanitaria, che ogni cittadino Italiano dovrebbe possedere.
Questo sistema è ben documentato a livello tecnico per eventuali integrazioni da parte di applicativi e/o servizi esterni, come si deduce dalla pagina "Area tecnica" sul sito.

Pensando al lato pratico della questione, ovvero quello dei test clinici, mi sembra capire, non essendo un sanitario, che il tampone si possa effettuare in un qualsiasi luogo, anche per strada, e che non richieda particolari manovre o capacità tecniche da parte dell'operatore che lo attua.
Detto questo, non si potrebbero impegnare volontari del 118 o forze dell'ordine per effettuarli in modo efficace e su larga scale?
Si potrebbe allestire un piccolo gazebo nei pressi di supemercati o uffici postali, e dare la possibilità di effettuare il tampone ai clienti, ad esempio, o perché no, anche in farmacia.

Sarebbe molto semplice per gli operatori sanitari, effettuare un tampone e registrare in tempo reale il dato presso il FSE tramite Tessera sanitaria, evitando lunghe procedure di compilazione dati, e dando al paziente la possibilità di consultare l'esito dell'esame, senza l'ausilio di una app dedicata, magari con una notifica via sms.
La lettura di una Tessera Sanitaria richiede appena un secondo, tipo quando la si sporge alla farmacista sul bancone o in posta.

Pensando anche a come il tampone possa essere fisicamente immagazzinato velocemente, sarebbe altrettanto semplice per l'operatore, stampare un'etichetta riportante il codice a barre presente sulla Tessera Sanitaria del paziente,


Gli strumenti di lettura di codici a barre e stampanti, sono ormai cose consolidate da molto tempo e disponibili sul mercato in vasta scelta, molti magazzini e piccoli negozi stampano autonomamente etichette e codici a barre per i loro prodotti, quindi sarebbe possibilissimo anche per un piccolo gazebo per strada.
 
Perché investire soldi in qualcosa di nuovo e non far buon uso di quello che già esiste ed è collaudato?

Dal punto di vista della privacy, si sono sollevate numerose obbiezioni, a partire dal tracciamento degli spostamenti, sino alla gestione di informazioni sensibili, quali quelle sanitarie.
Obbiezioni puntalmente attaccate, schernite o sminuite da più esponenti di governo e della sanità pubblica, che hanno cercato di far passare il diritto alla privacy come un diritto di poco conto e di cui la gente dovrebbe far a meno, con motivazioni pressoché discutibili.

Quella più famosa è stata da parte dell'onorevole Di Maio, «Tracciati dai social ma ci sono polemiche su "Immuni"».
Questo sarebbe un buon motivo per continuare a sbagliare e farci danneggiare?
Lo stato dovrebbe tutelare i cittadini, anche da circonvenzioni e raggiri, che possono essere veicolate dai mezzi multimediali moderni, specie quando il cittadino non ha competenze per comprendere quali rischi sta correndo.

La privacy è un diritto che ci si è guadagnati, non è garantito dalla costituzione a differenza della salute, accettare questa o altre situazioni simili, fa passare il messaggio che di questo diritto non ce ne frega nulla o non ha molta importanza per noi.
Siate coscienti di questo prima di ogni altra scelta.

Riguardo la gestione dei dati e delle informazioni viene venduta sulla carta come "anonima", che dal punto di vista tecnico potrebbe voler dire "dati cifrati".
Per molti versi sarebbe una sicurezza a favore degli utenti della app, dall'altra non garantisce che questi dati non siano letti da terzi, venduti o profilati a fini commerciali o per ricerche di mercato, o peggiori situazioni.
Sebbene in un database, molti dati potrebbero trovarsi già crittografati, è anche vero che la loro decodifica è possibile da chiunque ne possieda la chiave di lettura, in questo caso, chi gestisce il servizio, è molto probabile che la possieda.


Capita spesso che utilizzando un'app o registrandosi presso un servizio, ci venga chiesto di accettare le condizioni d'uso, che spesso prevedono il consenso all'uso dei dati registrati da parte degli operatori del servizio, per fini "di gestione del servizio" o altre formule, che voglio dire tutto e niente.
Nessuno avrà garanzie sull'uso che verrà fatto dei dati, ne a quali procedure verranno sottoposti, ne se questi verranno gestiti da società esterne per via di qualche collaborazione/appalto stipulato dalla società che fornisce il servizio, verso una seconda, cosa che comunque potrebbe accadere su qualsiasi servizio online, non solo nel caso di una app.

Qualche link di approfondimento indipendente sulla questione: